Odio essere in ritardo. Non lo sono mai quando devo incontrare qualcuno. Quando l’appuntamento ce l’ho con me stessa però sento di essere veramente in ritardo di anni. Anni nei quali non ho realizzato quello che mi aspettavo da me stessa. Nei quali forse non ho saputo seminare bene per ottenere un buon raccolto. Di soddisfazioni. Di conferme. Di affetti. E mi ritrovo a correre, senza sapere bene dove. Senza sapere se troverò qualcosa ad aspettarmi. Mi trovo oggi a dare forse troppa importanza al domani, a caricare di troppa aspettativa il futuro. Un po’ perché non mi sento felice, e non lo sono da un po’. Perché ho voglia di qualcosa di nuovo e vivo ogni nuovo giorno come quello in cui qualcosa accadrà. Potrebbe essere qualsiasi cosa davvero. In un certo senso mi dà un obiettivo, mi spinge alla ricerca. D’altro canto mette un carico da novanta su tutto quello che succede, sulle persone che incontro. Riverso su qualcosa di esterno da me la mia felicità, o meglio la potenzialità di essere felice. Troppa responsabilità e troppa fiducia in qualcosa che non posso controllare. E troppe delusioni alla sera di un giorno che non si è dimostrato all’altezza.