Confessare o tacere? Questo è il dilemma! Quante volte vorremmo trovare le parole per dire esattamente quello che sentiamo nella pancia? Essere capaci di esprimere a voce quel pensiero così contorto che ci gira nella testa da giorni. Che si tratti di una dichiarazione d’amore o di mandare a quel paese qualcuno uscirsene con la frase giusta al momento giusto è tra le cose più gratificanti ma, ahimè, di più difficili da realizzare!
E allora via con i discorsi chilometrici preparati nella mente, fiumi di parole ripetuti come un mantra e pronti per essere sganciati al momento giusto. E guai se qualcuno ci interrompe, che perdiamo il filo.
In questo forse Giancarlo ha ragione nel suggerire a Mimì, nel romanzo di Lorenzo Marone, di scrivere. Scrivere è più semplice, ci permette di dire cose che a voce, forse, non saremmo capaci di dire.
Nella scrittura puoi pensare, ragionare, ponderare e pesare le parole. Puoi prenderti il tuo tempo, domare l’emozione e non farti distrarre da due occhi che ti scrutano mentre riversi tutti i tuoi pensieri sulla carta.
Ricevere una lettera, oggi soprattutto, è quanto di più romantico possa concepire. Prevede uno sforzo, emozionale e linguistico. E, cosa bellissima: una lettera si può conservare, custodire e rileggere ancora e ancora.