Solo una volta ho visto piangere mio papà, e credo sia stata una delle cose che mi abbia fatto più male in assoluto. Nella mia famiglia noi figli siamo sempre stati trattati come qualcosa da proteggere, sempre e comunque. Non importa che avessimo 10 o 20 o 30 anni, siamo sempre stati tenuti nella bambagia. I problemi di lavoro, di salute, le malattie dei nonni sono sempre state affrontate dai grandi di casa, lasciando a noi figli la libertà di non doverci preoccupare. Di questo non ringrazierò mai abbastanza i miei genitori. Quando però un’emozione si insinua tra le rughe del volto, soprattutto se è causata da un dolore, è difficile da reprimere per essere vissuta lontano da occhi indiscreti. Ed è proprio in un momento simile che ho visto una lacrima rigare il volto di mio padre. Lacrima che non ha fatto in tempo a raggiungere il mento che già mio papà aveva lasciato la stanza. In quel momento mi sono sentita pietrificata, non avendo precedenti mi sono trovata impreparata a gestire la situazione e non ho fatto nulla. Probabilmente ho perso una grande occasione. Un’opportunità di fare un passo avanti nel rapporto con mio padre e di cambiare, seppur di un centimetro, le dinamiche famigliari. Non ho mai vissuto questo tenerci lontani da certe situazioni come una mancanza di fiducia, piuttosto come un tentativo di protezione. Il fatto è che questo atteggiamento ormai si è consolidato in abitudine, e anche ora che in famiglia siamo tutti adulti continuiamo a non condividere certe situazioni o argomenti. Arriverà di certo un punto di rottura, un momento in cui noi figli dovremo fare un passo in più e farci carico delle cose difficile, serie, adulte. Come sapremo gestirle è tutto da vedere.